Marvel’s Runaways

Tra la miriade di serie del MCU non potevo perdermi la nuova Marvel’s Runaways, distribuita da Hulu. La prima stagione è finita da qualche settimana, con un classico cliffhanger che dà comunque un senso di completezza al primo ciclo di episodi.

I protagonisti sono sei ragazzi provenienti da altrettante famiglie ricche, molto ricche, in un’indefinita cittadina americana. Ogni famiglia e ogni ragazzo sono ben inquadrati e piuttosto differenti tra loro, in modo di dare spazio ad una società multiculturale come quella statunitense. C’è la famiglia di Alex, ragazzino di colore, con la madre avvocato di successo e il padre dal passato oscuro, Nico, di origini asiatiche, i cui genitori hanno una potentissima società tecnologica. Gert, proveniente da una famiglia ebrea di bio-ingegneri, che ha adottata la piccola Molly, di origini ispaniche, quando i suoi genitori sono morti molti anni prima.
Gli ultimi due bianchissimi ragazzi sono Karolina, la cui madre guida un importante culto religioso e il padre è un ex attore, e il bel Chase, figlio di un genio della tecnologia e di una casalinga sottomessa.

Ho apprezzato questo prodotto perché esce dall’abusato schema del giovane ragazzo dal triste passato che si riscatta quando scopre di avere dei poteri. Non ci sono parenti malati da salvare, madri single da aiutare per non perdere la casa, nulla di tutto ciò. C’è un gruppo di ragazzi ricchi, con i problemi tipici degli adolescenti. Chi si ribella alla società, chi ai genitori troppo oppressivi, chi ha paura di dimostrare al mondo di essere tutto sommato un nerd e non il campione della squadra di lacrosse. I sei ragazzi sono tutti amici o, per lo meno, lo erano fino a due anni prima, quando una morte improvvisa e in circostanze misteriose li segna profondamente e li allontana l’uno dall’altro.

E i cattivi? In una serie con protagonisti dei ragazzi ricchi non potevano che essere i genitori ricchi.
Le sei famiglie, molti anni prima, hanno fondato un gruppo chiamato Pride che, almeno ufficialmente, si occupa di beneficienza. Già nel pilot si scopre, però, che i membri del Pride in realtà si occupano di affari molto più loschi e inequivocabilmente malvagi.

Gli ingredienti per una serie di successo, leggera e godibile ci sono tutti.  Chi non ha visto la prima stagione consiglio vivamente di recuperarla e chi l’ha vista sappia che la serie è stata rinnovata per una seconda stagione, di 13 episodi, che debutterà probabilmente nel 2018.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.